
Quando il marketing digitale ignora la privacy, arriva la sanzione
Il mondo del digital marketing evolve a ritmi vertiginosi e le tecnologie utilizzate si fanno sempre più raffinate. Per chi si occupa di marketing però, c’è un principio che resta imprescindibile: il rispetto della privacy dell’utente.
Un recente caso analizzato dal Garante per la Protezione dei Dati Personali (Provvedimento n. 316 del 16 settembre 2021) segna un precedente importante: l’invio di messaggi promozionali su LinkedIn, senza consenso esplicito, viola il GDPR.
Il caso: pubblicità via LinkedIn? Non così in fretta
Una società di servizi immobiliari ha contattato, tramite messaggio privato su LinkedIn, un potenziale cliente per finalità promozionali. Il contatto, però, non aveva mai espresso il proprio consenso all’utilizzo dei suoi dati per finalità di marketing.
Il destinatario ha quindi presentato reclamo all’Autorità Garante, che ha stabilito l’illiceità del trattamento, imponendo alla società una sanzione amministrativa pecuniaria di 5.000 euro. Pensate, a pesare sulla decisione dell’Autorità è stata anche la mancata tempestività nella risposta alla richiesta di chiarimenti da parte dell’Autorità.
Cosa dice davvero il provvedimento n. 316/2021?
Il Garante ha chiarito che:
- Il profilo LinkedIn non può essere considerato una “fonte pubblica” che autorizza l’invio indiscriminato di messaggi a scopo commerciale.
- I dati utilizzati (nome, ruolo professionale, contatto) sono a tutti gli effetti dati personali, e come tali devono essere trattati nel rispetto del GDPR.
- L’uso di tali dati per finalità promozionali richiede un consenso esplicito e dimostrabile, non implicito o presunto.
Perché questo riguarda ogni marketer
In un’epoca in cui il confine tra social networking e business development è sempre più sottile, è fondamentale comprendere che la finalità commerciale non giustifica ogni forma di contatto.
Errori comuni da evitare:
- “Se è su LinkedIn, posso scrivergli”: Falso. La presenza su una piattaforma non equivale a consenso.
- “È solo un primo messaggio, non è marketing”: Se ha finalità promozionale, è marketing.
- “Non serve l’opt-in per i messaggi diretti”: Errato. Il GDPR non fa eccezioni in base al mezzo utilizzato.
✅ Come fare marketing su LinkedIn nel rispetto delle regole?
Pratica Conforme | Descrizione |
---|---|
Consenso documentato | Usa form e CRM per raccogliere e archiviare i consensi |
Profilazione trasparente | Informa chiaramente l’utente sulle finalità del trattamento |
Messaggi personalizzati, non promozionali | In contesto B2B, privilegia approcci relazionali e di valore |
Coerenza con la privacy policy | Assicurati che ogni interazione rispecchi le informative |
Riflessione strategica: la privacy come leva di valore
Un marketing etico non è solo conforme alla legge: è anche più efficace.
In un mercato saturo di messaggi automatici e proposte non richieste, distinguersi per trasparenza e rispetto delle regole può diventare un vantaggio competitivo.
La fiducia del cliente si costruisce anche così: dimostrando attenzione per i suoi diritti e per la qualità dell’interazione.
Il caso “LinkedIn” e il provvedimento n. 316/2021 ci ricordano una cosa essenziale: il GDPR non è un ostacolo al marketing, ma una guida per farlo meglio.
Fare lead generation o prospecting su LinkedIn può essere efficace, ma solo se accompagnato da pratiche corrette, consapevoli e rispettose della normativa.
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