Una modifica ai Termini di servizio di Zoom permette ora all’azienda leader nei sistemi di online meeting di utilizzare i dati degli utenti per addestrare modelli AI.

Secondo le nuove condizioni di utilizzo dell’applicazione, Zoom mantiene i diritti esclusivi su tutti i “Dati generati dal servizio” (SGD), concedendo all’azienda l’autorità di modificare, elaborare, distribuire, condividere, archiviare e conservare tali dati per qualsiasi scopo, in conformità con la legge applicabile.

Per SGD, Zoom intende qualsiasi dato di telemetria, dato di diagnostica, dati sull’utilizzo del prodotto o informazioni simili che vengono raccolti in associazione con l’utilizzo da parte degli utenti del suo software o dei suoi servizi.

La politica di Zoom è stata aggiornata l’ultima volta il 26 luglio, anche se non è chiaro se sia stato allora che la società ha aggiunto il testo sull’intelligenza artificiale. Questo aggiornamento ha creato un po’ di agitazione tra gli addetti ai lavori del settore della Protezione dei Dati Personali in quanto, dalla lettura della prima versione sembrava che i dati degli utenti sarebbero stati poi utilizzati per finalità legata alla AI di Zoom (e forse di altri partner).

Un successivo aggiornamento dei termini di servizio del 7 agosto e un blog pubblicato lo stesso giorno hanno poi chiarito che Zoom non utilizzerà contenuti audio, video o chat per addestrare modelli di intelligenza artificiale “senza il consenso degli utenti”.

In una dichiarazione infatti, la società ha dichiarato: “I clienti di Zoom decidono se abilitare le funzionalità di intelligenza artificiale generativa e separatamente se condividere i contenuti dei clienti con Zoom ai fini del miglioramento del prodotto. Abbiamo aggiornato i nostri termini di servizio per confermare ulteriormente che non utilizzeremo contenuti audio, video o chat dei clienti per addestrare i nostri modelli di intelligenza artificiale senza il tuo consenso“.

I nuovi termini e condizioni sollevano qualche perplessità a causa della sua menzione specifica (sezione 10.4) del diritto dell’azienda di utilizzare SGD per l’intelligenza artificiale e l’apprendimento automatico, che include modelli e algoritmi di addestramento.

Ciò potrebbe comportare implicazioni per la privacy e la sicurezza dei dati per gli utenti, poiché i loro contenuti e informazioni potrebbero essere utilizzati in modi a cui non hanno esplicitamente acconsentito.

Un altro punto, sempre della sezione 10.4, afferma che Zoom acquisisce una “licenza perpetua, mondiale, non esclusiva, esente da royalty, sublicenziabile e trasferibile”, che gli consentirebbe di intraprendere varie azioni relative ai Contenuti generati dagli utenti.

Queste azioni includono la ridistribuzione, la pubblicazione, l’accesso, l’utilizzo, l’archiviazione, la trasmissione, la revisione, la divulgazione, la conservazione, l’estrazione, la modifica, la riproduzione, la condivisione, la visualizzazione, la copia, la distribuzione, la traduzione, la trascrizione, la creazione di opere derivate e l’elaborazione.

Zoom afferma che queste azioni sono necessarie per diversi motivi, tra cui la fornitura e il supporto di servizi e il miglioramento della qualità del proprio software, servizi o altri prodotti.

E probabile pertanto che Consulenti e Responsabili della Protezione dei dati  prestino particolare attenzione a questi termini aggiornati, poiché si spingono ai confini di ciò che può essere ritenuto accettabile in termini di “privacy”, consenso e diritti individuali.

Intelligenza Artificiale: un interesse crescente

Zoom ha manifestato una maggiore accelerazione verso prodotti AI all’inizio di quest’anno, in risposta al crescente interesse per queste tecnologie.

La società ha affermato che intende offrire una funzionalità che consente ai clienti di creare riepiloghi delle riunioni senza registrare l’intera sessione, soddisfacendo coloro che preferiscono opzione di condivisione più concise.

Zoom ha anche affermato che prevede di migliorare le capacità della registrazione intelligente per semplificare le attività ripetitive e automatizzare i follow-up.

La società ha lanciato le funzionalità di “Zoom IQ” a giugno, descrivendo il prodotto come un compagno intelligente progettato per sfruttare il potenziale dell’IA generativa e facilitare la collaborazione.

Le nuove funzionalità in Zoom IQ sono relative a un Assistente AI generativo che permette ai team di migliorare la loro produttività per le attività quotidiane, liberando più tempo per il lavoro creativo e ampliando la collaborazione.

Zoom non è nuova a “problemi di privacy”, infatti nel 2021 ha accettato di chiudere un contenzioso legale negli Stati Uniti per 85 milioni di euro.

La causa, intentata nel 2020, accusava Zoom di violare la privacy di milioni di utenti condividendo i propri dati personali con Facebook, LinkedIn e Google.

La società è stata anche accusata di non aver fatto abbastanza per impedire a molestatori online  di interrompere le riunioni e di aver inganna i clienti dichiarando di fornire la crittografia end-to-end quando invece ciò non accadeva affatto. Accuse rispedite ai mittenti dove Zoom ha sempre negato qualsiasi illecito durante la causa ma impegnandosi comunque a migliorare le sue “security practice” come parte dell’accordo transattivo che ha chiuso il contenzioso.

In un panorama digitale in costante evoluzione, la protezione dei dati personali e la sicurezza informatica sono diventate pietre angolari per garantire la fiducia dei clienti e la continuità delle operazioni aziendali. Come abbiamo esaminato in questo articolo, recenti cambiamenti nelle policy di Zoom hanno sollevato importanti questioni riguardo all’utilizzo dei dati dei clienti per l’addestramento dei modelli di intelligenza artificiale. È essenziale per le aziende rimanere vigili e informate su tali sviluppi, al fine di adottare le misure adeguate per proteggere i dati sensibili.

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