Avevo già scritto qui, alcuni mesi fa, di come il parlamento si stesse muovendo per trovare il modi di introdurre, normandoli, sistemi di videosorveglianza in asili e case di riposo.

Ora, a distanza di alcuni mesi, dopo che il DDL 1248 è diventato legge e sono stati previsti i relativi fondi a cui attingere per l’applicazione di quanto disposto (D.L. “sblocca cantieri”, all’art. 5-septies), presso la Commissione Affari costituzionali del Senato è in discussioni il ddl n. 264, che ha l’obiettivo di fornire norme in materia di videosorveglianza negli asili nido e nelle scuole dell’infanzia nonché presso le strutture socio-assistenziali per anziani, disabili e minori in situazione di disagio.

Per ciascun comune sono stati previsti di cinque milioni di euro per il 2019 e quindici milioni di euro annui, nel periodo 2020 – 2024, per l’installazione dei sistemi di videosorveglianza in ogni aula scolastica. Gli stessi importi sono previsti a favore del Ministero della Salute, per tutelare le persone ricoverate nelle strutture socio-sanitarie e socio-assistenziali.

Il testo, già approvato un anno fa alla Camera, prevede l’installazione di telecamere a circuito chiuso, le cui registrazioni saranno visibili solo alle forze di polizia e dietro denuncia; le immagini dovranno essere criptate già al momento dell’acquisizione e conservate per sei mesi all’interno di un server locali non collegati a internet, con modalità atte a garantire la protezione dagli accessi abusivi.

Considerata la presenza di lavoratori, sarà necessario seguire l’iter previsto nei casi di videosorveglianza e quindi:

1) accordo con la rappresentanza sindacale oppure

2) autorizzazione dell’Ispettorato del Lavoro

Il Garante per la protezione dei dati personali dovrà, una volta approvata la legge, fornire un suo regolamente ma sono interessanti le due prescrizioni fornite già all’interno della legge: dati criptati al momento dell’acquisizione e server non connessi alla rete.

Le strutture pubbliche dovranno procedere all’installazione delle telecamere entro tre mesi dall’entrata in vigore della legge; quelle private dovranno comunicare all’amministrazione comunale di riferimento di aver ottemperato al dispositivo, in caso di asili nido, e alle strutture sanitarie locali in caso di strutture socio assistenziali.

Sul tema si era già espressa, non molto tempo fa, anche la Commissione Europea che, con un suo parere, precisava che l’installazione di apparecchi di videosorveglianza può essere legittima, purchè si rispettino i principi della protezione dei dati, della minimizzazione e della proporzionalità. Un orientamento rispetto al quale, anche in passato, il Garante italiano è apparso sempre in linea incoraggiando sempre a bilanciare due diritti fondamentali: la sicurezza personale, da una parte, e la protezione della riservatezza e dei dati, dall’altra.

Concludendo, un’altra gatta da pelare per #DPO #RPD e consulenti privacy che dovranno accertarsi che i sistemi che verranno scelti dai rispettivi Titolari siano aderenti alla norma e che l’uso che ne verrà fatto sia conforme a Leggi e Regolamenti.

Mario Arcella